Direttore dell’Archivio di Stato di Modena dal 1888 al 1899, fu poi Direttore dell'Archivio di Stato di Milano (1899-1905).
- Relazioni del Direttore Malaguzzi Valeri sull'attività dell'Archivio di Stato di Modena negli anni 1888-89-90 e 1891
Gli Archivi debbono prestarsi non meno al servizio delle amministrazioni e degli interessi moderni tanto pubblici quanto privati, che a salvaguardare i venerandi monumenti del passato.
Essi debbono essere Istituti vivi, i quali seguano ben da vicino lo sviluppo degli affari e delle cose dell'età ultima.
Arrestandosi questo loro sviluppo progressivo e quasi parallelo a quello della vita contemporanea, divengono veri fossili, ai quali gli accademici onori resi dal nobile stuolo dei culturi della storia, non bastano a garantire adeguata considerazione presso l'universale. Gli Archivi sono e debbono stare aperti a tutti, quali grandi libri della vita autentica di un paese.
I. Malaguzzi Valeri, L'Archivio di Stato in Modena durante il triennio 1888-89-90, in «Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie modenesi», serie IV, vol. I (1892), pp. 24-25
- Elenco delle pubblicazioni a stampa di Ippolito Malaguzzi Valeri
Note biografiche
Figlio di Alessandro e di Emanuela Linati, Ippolito Malaguzzi Valeri nacque a Venezia il 3 novembre 1857 e morì suicida a Milano il 1° febbraio 1905.
Seguì studi privati con un precettore di letteratura italiana, latina e greca, e imparò la lingua francese, spagnola e tedesca.
L’aggiunta del secondo cognome - Valeri - , una delle più antiche e nobili famiglie parmensi, si deve a Gabriele Malaguzzi che nella prima metà del XV secolo sposò Taddea Valeri, da cui nacque Daria, moglie di Nicolò Ariosto e madre del famoso poeta Ludovico.
Il nonno paterno, il conte Ippolito, era stato governatore di Reggio e di Modena, ma fu rimosso da entrambi gli incarichi perché al governo Estense sembrò troppo indulgente verso gli imputati nei processi contro i moti del 1831.
Il padre Alessandro, cresciuto alla corte di Vienna, trascorse gran parte della vita in mezzo all’altissima società tedesca e all’arciduca Massimiliano.
Grazie all'impegno del giovane Ippolito, impegnato nei suoi studi prima a Venezia e poi a Reggio, si formò il primo nucleo del Regio Archivio di Stato di Reggio Emilia, con documentazione storica e diplomatica abbandonata ed esposta al pericolo di essere distrutta o dispersa. Grazie alle sue cure i documenti dell’antico archivio del Comune, delle Opere Pie, di altri corpi morali, di parecchie famiglie patrizie, furono, riuniti insieme alla biblioteca municipale [...] in un’unica sede, l'ex Palazzo dei gesuiti.
Nel 1888 giunse la nomina a Direttore dell’Archivio di Modena, e dovette assumere l’impresa gravissima di riordinare totalmente l’Istituto affidatogli, compito che assorbì la maggior parte del suo tempo, allontanandolo dai lavori scientifici. Prima di cimentarsi in tale impresa, dovette svolgere l’incarico, avuto dal Ministero della Pubblica Istruzione, di riordinare i documenti riguardanti la Basilica Lauretana, lavoro lungo e paziente che condusse a buon fine.
A lui si deve il recupero dei documenti del monastero di Camaldoli nel 1898 quando, assistito dall’autorità giudiziaria, si recò a recuperare quanto ancora esisteva, e iniziava la ricerca ed il recupero di quanto era stato trasportato altrove. Ridonò al paese un materiale prezioso e tanto ricco da essere contenuto a malapena in 25 grandi casse.
Nel 1899 Malaguzzi lasciava Modena per Milano. Sebbene tale cambiamento non fosse vantaggioso sotto l’aspetto economico, gli avrebbe dato l’opportunità di mettere in pratica le sue qualità di archivista e studioso, riprendendo le sue ricerche di storia e genealogia medievale. L’Archivio di Milano non era in floridissimo stato quando ne assunse la direzione e lui sperava di poterlo trasformare in un centro operoso; egli, paleografo illustre, vagheggiava di creare intorno a sé una schiera di alunni con l’aiuto dei quali metter mano al copiosissimo fondo diplomatico. Purtroppo i bei sogni non si realizzarono se non in piccola parte. Si trovò alle prese con infinite faccende burocratiche che assorbirono gran parte del suo tempo e rubava le ore al sonno per non rinunciare alle sue predilette ricerche di storia e di genealogia medievale e la mancanza di distrazioni e il lavoro febbrile minarono la sua salute. In ultimo, l’impresa di dimostrare che i documenti della raccolta Muoni posti in vendita, appartenessero all’Archivio di Stato di Milano, e vi dovevano fare ritorno, fu lo sforzo che provocò il suo crollo. La sua mente intravvide un futuro spaventosamente buio e gli mancò la forza di affrontarlo.
Con queste parole termina il necrologio di Novati:
Inchiniamoci pensierosi e mesti davanti alla dolorosa tragedia;
non indaghiamo più oltre e soprattutto non giudichiamo…
Dopo la sua morte, tra il 1911 e il 1912, la vedova Anna Malaguzzi Valeri donò all'Archivio di Stato di Reggio Emilia anche l'archivio del marito, depositandovi contestualmente buona parte della biblioteca di famiglia.
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Le notizie sono tratte da:
Repertorio del personale degli Archivi di Stato,Volume I (1861-1918), a cura di Maurizio Cassetti, Elio Lodolini, Roma 2008, pp. 449-450
F. NOVATI, Necrologio di Ippolito Malaguzzi Valeri, in «Archivio storico lombardo», 1905, pp. 246-254
Nomina a Direttore dell'Regio Archivio di Stato di Modena (ASMo, Regio Archivio di Stato di Modena, Atti della Direzione, protocollo riservato, anni 1888-1892) | |
La richiesta di poter avere in prestito dal Comune di Ferrara l'inventario priscianeo dell'archvio estense per effettuarne copia (ASMo, Regio Archivio di Stato di Modena, Atti della Direzione, protocollo riservato, anni 1888-1892) | |
Pratiche per l'acquisto del "Registrum letterarum decretorum et officiorum" del duca Borso d'Este (ASMo, Regio Archivio di Stato di Modena, Atti della Direzione, protocollo riservato, anni 1888-1892) |